L’indagine SAFE
L’indagine SAFE dà conto della vulnerabilità delle imprese sulla base delle risposte fornite a livello di singola azienda. Sulla base di tale studio un’impresa è considerata vulnerabile se, negli ultimi sei mesi, ha registrato contemporaneamente un calo del fatturato, una diminuzione degli utili, una maggiore spesa per interessi e un rapporto tra il debito e le attività più elevato o invariato.
Dall’indagine effettuata è emerso che l’incremento delle imprese vulnerabili è direttamente proporzionale all’aumentare del numero di fallimenti.
A partire dalla seconda metà del 2022, infatti, vi è stato un significativo aumento dei fallimenti in tutta l’area Euro, che nel secondo e terzo trimestre del 2023 hanno addirittura superato i livelli precedenti la pandemia, raggiungendo il livello più elevato dal 2015. In questo periodo, la quota di imprese vulnerabili presenti nell’indagine SAFE ha raggiunto il 9%, in rialzo dal 6% della precedente edizione dell’indagine. Come evidenziato nel Bollettino de quo, posto che la dichiarazione di fallimento presuppone lo stato di insolvenza dell’impresa, le statistiche sulle procedure fallimentari rappresentano la punta dell’iceberg delle imprese in difficoltà finanziarie.
Il Bollettino segnala che, in una prospettiva storica, le dinamiche dell’indicatore di vulnerabilità finanziaria dell’indagine SAFE sono sostanzialmente allineate anche ad altri due indicatori di insolvenza, ulteriori rispetto ai fallimenti. Il primo indicatore è una “misura di solvibilità” che tiene conto dei dati di bilancio delle imprese: esso dà la misura della quota di imprese incapaci di coprire le perdite con capitale proprio.
Il secondo indicatore tiene conto dei dati di mercato e, sulla base di essi, registra la distanza dall’insolvenza.
Talché, mentre all’inizio della pandemia di Covid-19 le imprese erano protette dal rischio di fallimento grazie alle garanzie pubbliche (il c.d. “bankruptcy gap”), oggi, assieme all’evoluzione dei fallimenti ed all’indicatore di vulnerabilità finanziaria dell’indagine SAFE, anche la distanza dall’insolvenza viene considerato tra gli indicatori delle difficoltà delle imprese.
Quanto alla tipologia di imprese per le quali è stato registrato un incremento della vulnerabilità, l’indagine SAFE segnala, soprattutto, le imprese dell’industria, delle costruzioni e del commercio, con un incremento maggiore per le grandi imprese che per quelle piccole e medie (PMI). L’Italia, tra i quattro grandi Paesi dell’area, ha registrato, assieme alla Germania, la quota più alta di imprese vulnerabili (9%).