Azione negatoria della servitù di passaggio: l'utilizzo dell’intelligenza artificiale nella soluzione di casi pratici

14 Novembre 2025

Il presente approfondimento operativo analizza i provvedimenti giurisprudenziali con l'utilizzo dell'intelligenza artificiale applicata al caso pratico, integrato con il ragionamento del professionista. Un nuovo approccio di elaborazione ed interpretazione della giurisprudenza con gli strumenti innovativi dell'IA, coordinato con l'esperienza dei professionisti del settore immobiliare.

L'approccio sistematico

Lo scopo della presente trattazione è quella di fornire agli utenti un primo approccio della soluzione di un caso pratico con l'integrazione dell'intelligenza artificiale (d'ora in poi, breviter, solo IA). L'obiettivo di questa sperimentazione rappresenta un esempio di come l'IA, se ben integrata con l'esperienza e la supervisione di un professionista, possa contribuire in modo efficace all'approfondimento della materia, evitando, al contempo, il rischio di derive formalistiche o riduttive nell'applicazione del diritto.

Attualmente, molte società hanno introdotto sul mercato diversi applicativi di IA e, tra questi, spicca il nuovo Sapient-IA di Lefebvre Giuffrè, il nuovo sistema di intelligenza artificiale nato per supportare i professionisti e le aziende fornendo soluzioni concrete e mirate attraverso diverse funzionalità.

Il caso pratico

Nella vicenda in esame (Trib. Bari 22 settembre 2025, n. 3262), l'attore aveva acquistato la proprietà di un terreno confinante con altro terreno di proprietà di confine materializzato da un muro a secco in pietrame di antica realizzazione. Dopo l'acquisto del fondo, il convenuto, adducendo l'esistenza di una servitù di passaggio, aveva aperto un varco nel muro a secco, brecciato il terreno per creare una strada e tagliato i rami di alberi di fico di proprietà attorea, causando danni al vigneto coltivato. Per le ragioni esposte, parte attrice aveva chiesto al giudice di accertare l'inesistenza di una servitù di passaggio sul fondo di proprietà attorea, a favore del fondo confinante, e l'inesistenza di qualsiasi diritto reale in favore di quest'ultimo sui fondi di proprietà attrice, nonché, per l'effetto, la condanna del convenuto a recidere i rami sporgenti ed al risarcimento dei danni.

Il convenuto, pur essendo contumace nel giudizio, aveva in atti sostenuto - per il tramite delle diffide depositate - l'esistenza di una servitù di passaggio (carrabile e pedonale) e l'intenzione di continuare ad utilizzarla, in forza di un diritto acquisito o preesistente.

La questione giuridica

In presenza di una condotta invasiva da parte del vicino, quali strumenti di tutela può attivare il proprietario del fondo per ottenere la cessazione delle turbative e il ripristino dello stato dei luoghi?

Il ragionamento del magistrato

A seguito dell'istruttoria di causa, in relazione all'esistenza della servitù di passaggio, non risultava imposto alcun peso sul fondo di proprietà di parte attrice che legittimasse il convenuto ad esercitare il menzionato diritto di passaggio; né, ad ogni modo, l'esistenza di una servitù di passaggio in favore del fondo di proprietà del convenuto poteva essere ricavata aliunde. Difatti, l'atto di compravendita menzionava unicamente l'esistenza di una servitù di passaggio attiva, senza nulla specificare in ordine a quelle passive; sicché, come rilevato anche dal CTU a mezzo alcuni estratti foto di Google maps, era evidente (nel tempo) un cambiamento in corrispondenza del confine consistente nell'apertura del varco, demolizione del muretto esistente e la rimozione della vegetazione spontanea. Inoltre, risultava dimostrata la presenza di “turbative o molestie” ad opera del convenuto così come previsto dal comma 2 dell'art. 949 c.c., avendo l'attore depositato le diffide ricevute dal convenuto che, a mezzo del proprio difensore, lo invitava a rimuovere ogni impedimento all'esercizio della asserita servitù di passaggio.  Alla luce di ciò, il giudicante ha dichiarato l'inesistenza di qualsivoglia diritto di servitù di passaggio in capo al convenuto e, per l'effetto, l'ordine della cessazione delle turbative e di molestie sul fondo di proprietà attorea.

Infine, con riguardo alla domanda attorea volta alla eliminazione dei rami degli alberi, il nominato CTU, dopo aver individuato la linea di confine tra le due particelle, accertava la “sporgenza parziale dei rami di fico” dalla particella di proprietà del convenuto alla particella di proprietà dell'attore e, per queste ragioni, il convenuto è stato condannato a recidere i rami sporgenti nel terreno di proprietà dell'attore. Escluso il risarcimento del danno.

L'utilizzo dell'IA

Dopo aver sottoposto il provvedimento all'IA, con prompt ben definiti sulla problematica del caso in esame, l'IA ha fornito il suo ragionamento con aspetti obbiettivi e critici.

L'Intelligenza artificiale identifica l'oggetto principale della sentenza nel giudizio di accertamento negativo di una servitù di passaggio su fondi, incardinato attraverso l'azione negatoria, a cui si aggiungevano domande di risarcimento del danno per le molestie subite e di condanna alla recisione dei rami sporgenti.

L'IA riconosce che il contenzioso è nato dall'iniziativa del convenuto di aprire un varco in un muro a secco, affermando un diritto di passaggio non riconosciuto dal proprietario. Il ragionamento dell'IA, pur essendo allineato alle risultanze e alle conclusioni del provvedimento giudiziale, presenta una criticità fondamentale che deriva dalla sua natura di "motore di analisi": la mancanza di autonomia valutativa e di prospettiva dialettica tipica dell'operatore giuridico. Difatti, la nozione di utilitas del fondo dominante e di effettiva necessità del passaggio non è sempre binaria: un accesso alternativo esistente, ma meno agevole può non escludere la servitù se l'uso del varco produce un vantaggio consistente o se l'accesso alternativo è limitato in condizioni ordinarie di uso (es. mezzi agricoli pesanti). L'IA può evidenziare il principio, ma la valutazione concreta richiede bilanciamento di fatti tecnici (larghezza, pendenza, portata) e di uso.

Oltre a ciò, l'IA effettua le seguenti considerazioni.

Sintesi del ragionamento

L'IA ha ricostruito l'articolazione del caso come conflitto tra diritto di proprietà e pretesa di servitù, valutando le risultanze probatorie e gli istituti giuridici applicabili. L'algoritmo ha paragonato la prova del proprietario (titolo e assenza di precedenti aperture) con gli elementi prodotti dal convenuto (diffide e uso successivo) e ha concluso che mancava una base probatoria per la servitù.

La valorizzazione degli aspetti di causa

L'IA dà particolare rilievo all'elemento cronologico (dimostrazione del momento di prima apertura del varco), alla CTU che conferisce oggettività alle misurazioni e alle foto, nonchè alla presenza di accesso alternativo che erode l'argomento di necessità. Suggerisce che la presenza delle diffide costituisce elemento tipico di turbativa documentata.

L'interpretazione della decisione del giudice

Il Tribunale ha applicato coerentemente le regole dell'onere della prova proprie dell'azione negatoria: il titolare del fondo ha fornito titolo e prova convincente dell'assenza di varco ante-acquisto; la sussistenza di un accesso alternativo e la mancanza di titolo costitutivo della servitù hanno determinato la conclusione per l'inesistenza del diritto reale. L'approccio tecnico-forense (CTU) è stato decisivo.

L'ammissione delle difficoltà interpretative

L'IA segnala la difficoltà a valutare appieno la rilevanza probatoria delle testimonianze rese da soggetti legati all'attore. Difatti, non può ispezionare fisicamente il luogo; si basa esclusivamente su documenti e dichiarazioni cartacee: ciò limita la valutazione di aspetti micro-topografici rilevanti (ad esempio, la percorribilità effettiva di un accesso alternativo, le condizioni del terreno, la stabilità del muretto). Inoltre, l'IA può sottostimare incidenze di usi locali, regolamenti comunali o patti di servitù non trascritti in atto pubblico o iscritti in pubblici registri. Queste sfumature non sono sempre emergenti nella documentazione e richiedono perciò verifica fattuale.

Possibili suggerimenti e considerazioni

L'IA raccomanda di raccogliere e conservare con cura le prove fotografiche datate e la documentazione cartografica ante e post atto d'acquisto. Oltre a ciò, consiglia di valutare sempre la prospettiva esecutiva: ottenere una statuizione che consenta la facile esecuzione: ripristino materiale e modalità di vigilanza.

Le considerazioni del professionista

Il Tribunale di Bari ha affrontato un caso emblematico di conflitto tra proprietà confinanti, incentrato sulla presunta esistenza di una servitù di passaggio non formalizzata. Il giudice ha condotto un'analisi rigorosa, fondata su elementi probatori concreti e sull'applicazione coerente degli istituti giuridici pertinenti.

In materia, casi analoghi si riscontrano frequentemente in ambito urbano e rurale, dove la mancanza di titoli formali e la consuetudine locale generano conflitti tra vicini. In particolare, le servitù di passaggio sono spesso oggetto di controversie, alimentate da interpretazioni divergenti e da condotte materiali invasive: la servitù si evolve in relazione all'urbanizzazione, alla trasformazione dei confini e alle esigenze di accesso.

L'IA tende a interpretare la servitù secondo modelli codificati, senza cogliere le trasformazioni socio-territoriali che ne influenzano l'applicazione e, difatti, può considerare, ad esempio, che in contesti rurali la consuetudine può generare aspettative di diritto, anche in assenza di titolo formale.

Dunque, l'analisi del provvedimento da parte dell'IA, sebbene efficiente nella sua capacità di estrarre e sintetizzare informazioni, ha rivelato alcune intrinseche criticità e difficoltà che meritano un'argomentazione approfondita, offrendo osservazioni critiche sulle attuali capacità di un'IA nel campo giuridico.

L'azione negatoria servitutis

Il Legislatore, con l'art. 949 c.c., ha previsto che il proprietario può agire per far dichiarare l'inesistenza di diritti affermati da altri sulla cosa, quando ha motivo di temerne pregiudizio e, se sussistono anche turbative o molestie, il proprietario può chiedere che se ne ordini la cessazione, oltre la condanna al risarcimento del danno. Come sottolineato in giurisprudenza, l'actio negatoria servitutis, in quanto finalizzata a rimuovere una situazione di manomissione del godimento del fondo, può essere esercitata non solo per accertare l'inesistenza di una pretesa servitù, ovvero per l'eliminazione della situazione antigiuridica realizzata da un terzo, ma altresì per accertare che la servitù, ancorché esistente, è connotata da limiti, modalità, o da uno scopo, concretamente violati dal proprietario del fondo dominante (Cass. civ., sez. II, 20 novembre 2024, n. 29867).

Trattasi di azione finalizzata al conseguimento della cessazione della situazione antigiuridica posta in essere dal vicino, al fine di ottenere la libertà del fondo; questa, inoltre, si differenzia dall'azione di rivendicazione in quanto ciò che caratterizza quest'ultima azione e ne costituisce un presupposto è un eventuale conflitto tra titoli. Conseguentemente, l'onere della prova che grava sull'attore nel possesso del bene è meno rigoroso che nell'azione di rivendicazione, essendo sufficiente provare l'esistenza del titolo di proprietà ed anche il possesso del terreno qualora il convenuto eccepisca l'intervenuta usucapione. (Cass. civ., sez. II, 19 agosto 2002, n. 12233). A tal proposito, nella vicenda analizzata dal giudice pugliese, l'attore aveva pienamente soddisfatto l'onere probatorio su di sé gravante, avendo prodotto il titolo di acquisto del terreno oggetto di causa, rappresentato dal contratto di compravendita.

La recisione di rami protesi e di radici

La servitù consistente nel diritto di mantenere i rami di un albero protesi per un metro all'interno del fondo del vicino non osta all'esercizio da parte del proprietario confinante del suo diritto, a norma dell'art. 896 c.c., di costringere il proprietario degli alberi a tagliare i rami che si protendono sul suo fondo per la parte eccedente (Cass. civ., sez. II, 18 dicembre 2013, n. 28348). Ne consegue che non rileva la sussistenza di un muro divisorio, proprio o comune, sul confine, in quanto, ai sensi dell'art. 892 c.c., le piante devono essere tenute, in ogni caso, ad un'altezza che non ecceda la sommità del muro stesso (Cass. civ., sez. II, 24 agosto 2012, n. 14632).

Tale diritto ha fonte nella fattispecie legale e, cioè, nello stesso fatto della protensione dei rami e della penetrazione delle radici nel fondo altrui. In altri termini, laddove i rami e le radici dell'albero, pur piantato a distanza legale, dovessero invadere il fondo del vicino, questi ha diritto alla recisione, a prescindere dall'effettività del danno, essendo tale diritto tutelato di per sé (Trib. Vicenza 31 maggio 2024, n. 1139); diritto riconosciuto anche dal Tribunale di Bari nella vicenda in esame.

Riferimenti

Tarantino, Intelligenza artificiale: applicazioni innovative in condominio, in IUS Condominioelocazione.it, 28 aprile 2025.

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