Misure di allerta e prevenzione della crisi. Nuove prospettive?

15 Maggio 2012

La Commissione Trevisanato, dai cui lavori è derivata in gran parte la riforma delle procedure concorsuali del 2005-2006, aveva proposto di istituire un sistema di misure di allerta dirette “a favorire l'emersione tempestiva della crisi d'impresa e l'attivazione delle iniziative volte a porvi rimedio”. Il progetto era mutuato dall'esperienza francese, che conosce appunto una procédure d'alerte, fondata sull'esistenza di “atti di natura tale da compromettere la continuità aziendale” ed è attivata dai commissaires aux comptes, i nostri sindaci, e a determinate condizioni anche dai soci e dal consiglio di fabbrica.

La Commissione Trevisanato, dai cui lavori è derivata in gran parte la riforma delle procedure concorsuali del 2005-2006, aveva proposto di istituire un sistema di misure di allerta dirette “a favorire l'emersione tempestiva della crisi d'impresa e l'attivazione delle iniziative volte a porvi rimedio”. Il progetto era mutuato dall'esperienza francese, che conosce appunto una procédure d'alerte, fondata sull'esistenza di “atti di natura tale da compromettere la continuità aziendale” ed è attivata dai commissaires aux comptes, i nostri sindaci, e a determinate condizioni anche dai soci e dal consiglio di fabbrica. I commissaires debbono invitare il presidente del consiglio di amministrazione della società interessata a far deliberare il consiglio sui fatti rilevati. In difetto o quando la continuità aziendale continua ad essere compromessa, deve essere convocata l'assemblea della società. Di tutte queste iniziative i commissaires informano il presidente del Tribunale di commercio, che ha autonomi poteri d'indagine. L'Amministrazione finanziaria e gli enti previdenziali devono iscrivere i loro crediti in pubblici registri se viene superato un certo ammontare ed un certo ritardo nei pagamenti. In questo modo l'imprenditore viene stimolato ad accedere alle procedure concorsuali, anche in forma soft, come il mandat ad hoc¸ che ha la funzione di facilitare il raggiungimento di un accordo tra l'imprenditore ed i suoi creditori, con l'aiuto di un mandatario designato dal Tribunale.
La proposta della Commissione Trevisanato non fu accolta perché la si vide come un'indebita ingerenza nella libertà dell'imprenditore di gestire autonomamente la crisi d'impresa sino a quando questa non fosse sfociata in un vero e proprio stato d'insolvenza. Si temeva anche una deriva dirigistica da parte dei giudici, mentre la generale sottocapitalizzazione delle imprese italiane giustificava cautela.
Oggi si pensa di nuovo ad introdurre la procedura d'allerta. I timori di cui s'è detto sono sempre presenti, ma si osserva che l'esito favorevole di un intervento sulla crisi d'impresa è legato alla sua tempestività, mentre concordato e fallimento lasciano ben poco ai creditori. Si sta quindi immaginando quanto meno un intervento limitato, che riguardi soltanto le società di maggiori dimensioni e che non attribuisca necessariamente poteri autoritativi al giudice, rigorosamente vincolato al segreto.

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