Osservatorio sulla Cassazione - Maggio 2015

La Redazione
17 Giugno 2015

La revoca della sentenza dichiarativa di fallimento diviene esecutiva, e quindi il soggetto sottoposto a procedura concorsuale ritorna in bonis solo con il passaggio in giudicato della sentenza che ne abbia disposto la revoca, pertanto è pienamente valida la notificazione dell'avviso di accertamento al curatore fallimentare quando è ancora pendente il giudizio d'appello contro la sentenza che ha disposto la revoca del fallimento.

FALLIMENTO

Revoca del fallimento – notifiche

CASS. CIV. - SEZ. I, 27 MAGGIO 2015, N. 10899, sent.

La revoca della sentenza dichiarativa di fallimento diviene esecutiva, e quindi il soggetto sottoposto a procedura concorsuale ritorna in bonis solo con il passaggio in giudicato della sentenza che ne abbia disposto la revoca, pertanto è pienamente valida la notificazione dell'avviso di accertamento al curatore fallimentare quando è ancora pendente il giudizio d'appello contro la sentenza che ha disposto la revoca del fallimento.

Ammissione allo stato passivo – TFR

CASS. CIV. – SEZ. LAVORO, 26 MAGGIO 2015, N. 10824, sent.

In caso di fallimento del datore di lavoro, il pagamento del TFR da parte del Fondo di Garanzia istituito presso l'INPS richiede, secondo quanto disciplinato dall'art. 2, L. 297/82, che il lavoratore assolva all'onere di dimostrare che è stata emessa sentenza dichiarativa di fallimento e che il suo credito è stato ammesso allo stato passivo. Qualora, però, l'ammissione al passivo sia stata impossibile a causa della chiusura della procedura per insufficienza dell'attivo intervenuta dopo la proposizione, da parte del lavoratore che intenda chiedere l'intervento del fondo di garanzia ha il dovere di procedere preventivamente, ai sensi del comma 5 del citato art. 2, ad esecuzione forzata nei confronti del datore di lavoro tornato in bonis con la chiusura del fallimento.

Ammissione allo stato passivo – prova del credito

CASS. CIV. – SEZ. VI-1, 26 MAGGIO 2015, N. 10819, ord.

La pendenza in appello del giudizio tributario e la, conseguente, perdurante efficacia del provvedimento interinale di sospensione del titolo esecutivo, non sono sufficienti a dimostrare, o comunque a far presumere, la totale inesistenza del credito erariale controverso già accertato in primo grado.

Stato passivo – opposizione

CASS. CIV. – SEZ. VI-1, 26 MAGGIO 2015, N. 10818, ord.

Qualora sia da applicarsi la normativa fallimentare ante Riforma del 2007, nel procedimento di opposizione allo stato passivo, nel quale risultano preminenti le esigenze di celerità nello svolgimento del giudizio, non sono ammissibili domande riconvenzionali che siano solo genericamente o indirettamente ricollegabili al rapporto sul quale il creditore ha fondato la propria richiesta di insinuazione al passivo e non invece rigorosamente dipendenti dal medesimo fatto dal quale trae origine la pretesa creditoria.

Impugnazioni – onere della prova

CASS. CIV. – SEZ. VI-1, 26 MAGGIO 2015, N. 10817, sent.

Secondo quanto disposto dall'art. 99 l. fall. il reclamo contro lo stato passivo del fallimento, pur avendo natura impugnatoria, non costituisce giudizio d'appello e, come disposto dallo stesso art. 99 l. fall., è onere del creditore opponente, la cui domanda sia stata respinta dal giudice delegato, produrre nel giudizio di opposizione la documentazione già proposta in sede di verifica del passivo a sostegno della propria domanda, in difetto al tribunale è precluso l'esame nel merito.

Procedimento fallimentare - durata

CASS. CIV. – SEZ. VI-2, 19 MAGGIO 2015, N. 10233, sent.

La ragionevole durata di una procedura fallimentare deve collocarsi in un arco di cinque anni, per le procedure di media complessità. Qualora si tratti di un procedimento particolarmente complesso la durata è elevabile fino a sette anni; tale seconda ipotesi è configurabile in presenza di un numero elevato di creditori, di una particolare natura o situazione giuridica dei beni da liquidare, della proliferazione di giudizi connessi alla procedura, ma autonomi e quindi a loro volta di durata condizionata dalla complessità del caso, oppure delle pluralità delle procedure concorsuali interdipendenti.

In merito alla liquidazione dell'indennizzo per irragionevole durata della procedura fallimentare può procedersi applicando il criterio di 500 € per anno di ritardo.

Ammissione allo stato passivo – misure di prevenzione (Legge antimafia)

CASS. PEN. – SEZ. I, 18 MAGGIO 2015, N. 20475, sent.

Il terzo creditore, assistito da garanzia reale su di un bene sottoposto ad ablazione nell'ambito di un procedimento di prevenzione, non rientrante nella sfera applicativa del libro I del d.lgs. n. 159 del 2011, è legittimato a presentare istanza di ammissione del credito alla procedura concorsuale, ai sensi dell'art. 1, comma 199, della l. 228/2012, pur se abbia già ottenuto l'accertamento, positivo ed irrevocabile, del proprio diritto di garanzia e delle propria buona fede, ed ha un interesse concreto ed attuale ad ottenere una pronuncia in tal senso.

Atti pregiudizievoli ai creditori – atti a titolo gratuito

CASS. CIV. – SEZ. I, 8 MAGGIO 2015, N. 9399

L'inefficacia sancita dall'art. 64 l. fall. ha carattere necessario ed oggettivo, ed opera automaticamente ogniqualvolta venga in essere il presupposto dell'esistenza dell'atto e della sua gratuità; pertanto essa va dichiarata con sentenza avente natura ricognitiva delle situazione giuridica, indipendentemente dai presupposti soggettivi ed oggettivi che vengono in considerazione ai fini dell'azione revocatoria fallimentare di cui all'art. 67 l. fall.

Stato passivo – crediti tributari

CASS. CIV. – SEZ. VI, 8 MAGGIO 2015, N. 9370, ord.

La notifica delle cartelle esattoriali al debitore successivamente fallito costituisce di per sé titolo legittimante all'ammissione dello stato passivo in quanto l'emissione di dette cartelle presuppone necessariamente emissione del ruolo in quanto le stesse altre non fanno che richiedere il pagamento delle somme iscritte a ruolo.

Il credito concernente l'aggio per la riscossione e l'eventuale esecuzione esattoriale riveste carattere concorsuale solo se la corrispondente attività venga intrapresa e svolta dal concessionario, sia pure con la sola notifica della cartella di pagamento, prima della dichiarazione di fallimento del contribuente. Tale natura è invece da escludersi qualora detta attività abbia avuto inizio successivamente alla dichiarazione di fallimento, secondo il principio di cristallizzazione del passivo.

Azioni di responsabilità – oneri dell'amministratore

CASS. CIV. – SEZ. I, 7 MAGGIO 2015, N. 9193, sent.

L'azione di responsabilità esercitata dal curatore fallimentare ai sensi dell'art. 146 l. fall., nella quale rientrano le varie azioni previste agli articoli 2393 e 2394 c.c., pur presupponendo che il convenuto abbia rivestito l'incarico di amministratore della società fallita non trova fondamento nell'effettiva titolarità della stessa ma, così come le azioni del codice civile, nell'inadempimento degli obblighi specifici che ne derivano ai sensi di legge ovvero dall'atto costitutivo o ancora nell'inosservanza dell'obbligo generale di diligenza nell'espletamento dell'incarico e dei doveri di vigilanza e d'intervento posti a carico dell'amministratore dall'art. 2392 c.c.

Azione revocatoria ordinaria – requisiti

CASS. CIV. – SEZ. VI, 7 MAGGIO 2015, N. 9170, ord.

L'azione revocatoria ordinaria (artt. 66 l. fall. e 2901 c.c.) non modifica i suoi requisiti e caratteristiche per il fatto di essere esperita all'interno di una procedura fallimentare, è pertanto sufficiente che sussista un mero pregiudizio nei confronti dei creditori e non la prova che il terzo sia stato a conoscenza dello stato di insolvenza.

CONCORDATO PREVENTIVO

Proposta concordataria – fattibilità

CASS. CIV. – SEZ. I, 18 MAGGIO 2015, N. 10086, sent.

Nella valutazione di una proposta di concordato con natura liquidatoria non assume rilevanza la percentuale di soddisfacimento dei creditori eventualmente prospettata: tale allegazione non è infatti prescritta in alcuna disposizione di legge; al contrario è sufficiente l'impegno a mettere a disposizione dei creditori i beni dell'imprenditore liberi da vincoli ignoti che ne impediscano la liquidazione ovvero ne alterino apprezzabilmente il valore, salva l'assunzione di una specifica obbligazione in tal senso.

Le questioni relative alle maggioranze di cui all'art. 177 l. fall. non possono ritenersi precluse in sede di reclamo in quanto trattasi di questioni rilevabili d'ufficio, né è possibile ipotizzare, in assenza di una norma, una preclusione alla deduzione di fatti, concernenti il raggiungimento delle maggioranze, nel giudizio dinanzi al tribunale.

LIQUIDAZIONE COATTA AMMINISTRATIVA

Impugnazioni - legittimazione attiva

CASS. CIV. – SEZ. III, 4 MAGGIO 2015, N. 8892, sent.

Sussiste legittimazione ad agire in capo all'impresa assicuratrice del danneggiante, anche se posta in liquidazione coatta amministrativa e la sentenza di condanna al risarcimento dei danni è stata emessa solo nei confronti dell'impresa designata dal Fondo di Garanzia, oltre che del danneggiato. L'impresa in l.c.a. ha diritto ad impugnare la decisione in quanto questa la pone in stato di soccombenza, atteso che l'impresa designata, dopo aver risarcito il danno, è surrogata, per l'importo pagato, nei diritti del danneggiato verso l'impresa posta in liquidazione, acquisendo il diritto all'insinuazione al passivo.


AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA

Commissario giudiziale – compenso

CASS. CIV. – SEZ. I, 8 MAGGIO 2015, N. 9407, sent.

Il compenso dei commissari giudiziali, in mancanza della disciplina attuativa di quanto stabilito dall'art. 47 D.lgs. 270/99, qualora questi abbiano svolto attività di liquidazione, non può liquidarsi sulla base dei criteri di liquidazione stabiliti per i curatori fallimentari. Qualora non possa farsi applicazione, perché entrato in vigore successivamente al decreto impugnato, l'art. 50, d.l. 83/2012 (conv. con modif. L. 134/12), la liquidazione del compenso spettante al commissario giudiziale deve effettuarsi sulla base del valore parametrico dell'attivo liquidato e senza tener conto del passivo accertato, tenendo però conto anche dell'attività che rientra nel concetto di osservazione, finalizzata ad orientare il Tribunale verso una delle due possibilità di sbocco della procedura: amministrazione straordinaria ovvero fallimento.


REATI CONCORSUALI

Misure cautelari – concordato preventivo

CASS. PEN. – SEZ. III, 27 MAGGIO 2015, N. 22127,

Qualora il contribuente imputato per il reato di evasione abbia fatto domanda di concordato preventivo tale reato non può più contestarsi e non può permanere la misura cautelare del sequestro preventivo, in quanto il debito è garantito dalla procedura concordataria; l'esigenza cautelare sottesa alla misura del sequestro può ravvisarsi quando manchi la prova dell'avvenuta omologazione del concordato.


Bancarotta patrimoniale – leasing

CASS. PEN. – SEZ. V, 20 MAGGIO 2015, N. 20996, sent.

In caso di fallimento, qualunque manomissione del bene dato in leasing da parte del suo utilizzatore, che impedisca l'acquisizione del bene alla massa, comporta distrazione non del bene medesimo quanto dei diritti esercitabili dal fallimento al termine del contratto di leasing, determinando altresì pregiudizio per i creditori darivante dall'inadempimento delle obbligazioni verso il cedente.

Bancarotta fraudolenta – condotte

CASS. PEN. – SEZ. V, 12 MAGGIO 2015, N. 19570, sent.

È corretta la qualificazione di bancarotta fraudolenta (patrimoniale distrattiva) anziché semplice se è provato che il fallito abbia consegnato merce per un ingente valore ad un terzo, senza alcun contratto scritto e senza alcuna forma garanzia a nulla rilevando che avesse a suo tempo tentato di formalizzare un rapporti scritto: una simile condotta non può tradursi in una semplice negligenza.

Bancarotta fraudolenta – sequestro preventivo

CASS. PEN. - SEZ. V, 7 MAGGIO 2015, N. 19078, sent.

Non è di ostacolo alla sottoposizione dei beni pertinenti al reato a sequestro preventivo la circostanza che il giudice delegato al fallimento abbia disposto la loro restituzione all'acquirente, stante l'autonomia delle procedure fallimentare e penale, oltreché l'efficacia di giudicato, nel procedimento penale, limitata alle sentenze del giudice civile che abbia deciso una questione sullo stato di famiglia o di cittadinanza.

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