L’Ue procede verso l’adozione del nuovo Regolamento

La Redazione
12 Dicembre 2014

Un approccio all'insolvenza transfrontaliera delle società che si trovino a fronteggiare situazioni di difficoltà economiche orientato al “salvataggio e recupero” dell'impresa, in grado di dare agli imprenditori una seconda chance. Più facile per le imprese procedere a una ristrutturazione che eviti la liquidazione e la chiusura e più facile per i creditori recuperare i propri crediti: efficienza ed efficacia delle procedure di insolvenza, sono queste le parole chiave della riforma del Regolamento UE n. 1346/2000, sulla quale lo scorso 4 dicembre è stata raggiunta un'intesa politica dal Consiglio Giustizia e Affari interni dell'Unione.

Un approccio all'insolvenza transfrontaliera delle società che si trovino a fronteggiare situazioni di difficoltà economiche orientato al “salvataggio e recupero” dell'impresa, in grado di dare agli imprenditori una seconda chance. Più facile per le imprese procedere a una ristrutturazione che eviti la liquidazione e la chiusura e più facile per i creditori recuperare i propri crediti: efficienza ed efficacia delle procedure di insolvenza, sono queste le parole chiave della riforma del Regolamento UE n. 1346/2000, sulla quale lo scorso 4 dicembre è stata raggiunta un'intesa politica dal Consiglio Giustizia e Affari interni dell'Unione.
Il nuovo testo e i prossimi passi. L'accordo del 4 dicembre fa seguito all'approvazione, votata lo scorso 6 giugno, della proposta della Commissione di rivedere e aggiornare le regole sull'insolvenza transfrontaliera. Il Consiglio dovrà ora adottare il nuovo testo, che sostituirà il Regolamento 1346/2000, entro Marzo 2015. Nel mese successivo dovrà essere adottato formalmente anche dal Parlamento Europeo: l'entrata in vigore è prevista per il 2017.
Questo nuovo Regolamento, insieme con la Raccomandazione della Commissione Ue su un nuovo approccio al fallimento delle imprese e all'insolvenza (su cui si veda anche: Corno, Un altro (significativo) passo avanti comunitario verso l'armonizzazione della normativa sulla crisi d'impresa. La raccomandazione della Commissione europea 12.3.14 e il possibile impatto sulle norme italiane, in IlFallimentarista), spingeranno l'Europa verso un approccio all'insolvenza che privilegi il salvataggio piuttosto che il fallimento.
La normativa europea riguarderà più procedure d'insolvenza. Il nuovo Regolamento, modernizzato, comprenderà un più ampio range di procedure di insolvenza, sia per imprese commerciali che per professionisti e persone fisiche. Non più solo le procedure liquidatorie, assimilabili al fallimento italiano, ma 19 procedure, già esistenti nelle diverse legislazioni nazionali, saranno ricondotte alla nuova disciplina europea. È il caso, ad esempio, di procedure di pre-insolvenza, piani di ristrutturazione dei debiti e sovraindebitamento del consumatore.
COMI del debitore e Registro dell'insolvenza. Nuove e più efficaci regole per determinare il COMI (centre of main interests) del debitore e quindi il Paese in cui deve essere aperta la procedura principale, evitando così il fenomeno del c.d. forum shopping realizzato con intento abusivo o fraudolento.
Sarà più facile ristrutturare le imprese in crisi in un contesto transfrontaliero, evitando l'apertura di procedure secondarie in altri Stati membri, e al contempo favorendo gli interessi dei creditori locali.
E' prevista, inoltre, l'istituzione di un Registro Europeo dell'insolvenza, accessibile a tutte le società e i professionisti degli Stati membri, per reperire informazioni e, per i creditori, per richiedere i pagamenti.
Un Registro dell'Insolvenza europeo è già stato inaugurato tra alcuni Stati pilota, ed è già consultabile sul portale e-Justice.
Insolvenza e gruppi di imprese. Più possibilità di salvare i gruppi societari, con la previsione di procedure specifiche per un intervento più efficace nel caso di crisi di imprese diverse facenti parte di un unico gruppo societario.

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