Revisione della geografia giudiziaria: il Cdm approva i tagli di 37 Tribunali e 220 sezioni distaccate
10 Luglio 2012
Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 6 luglio scorso, ha approvato lo schema di decreto legislativo che, in attuazione della delega attribuita con legge n. 148/2011, prevede la riduzione e l'accorpamento dei Tribunali e delle Procure minori, la soppressione delle sezioni distaccate e la redistribuzione negli Uffici giudiziari superstiti del personale amministrativo e dei magistrati, con un risparmio per la spesa pubblica stimato in oltre 50 milioni di euro da qui al 2014. Una migliore organizzazione, secondo il Ministro Severino, dalla quale deriverà un sistema più efficiente.
I criteri di intervento. Il Ministero della Giustizia ha analizzato la situazione degli uffici giudiziari e ha seguito una serie di criteri imposti dalla legge delega. In particolare, è risultato che 63 tribunali hanno meno di 15 magistrati in organico, a fronte di una media nazionale di 31, mentre i 55 tribunali più piccoli per popolazione servita (il 33% dei tribunali) coprono il 10% della popolazione italiana. Le sezioni distaccate non rispondono agli standard di efficienza richiesti. Altri paletti, imposti dalla delega normativa, hanno limitato l'accorpamento o la soppressione di ulteriori uffici. In questo senso, il comunicato del Governo specifica alcuni criteri inderogabili che sono stati rispettati, come la presenza di almeno tre tribunali e procure per ciascun distretto di Corte d'Appello e l'obbligo di permanenza del tribunale ordinario nei circondari capoluogo di provincia (misura, quest'ultima, che non dovrebbe tenere conto della contestuale revisione delle province operata dal Governo nell'ambito della Spending Review).
Gli uffici giudiziari soppressi. Alla luce di queste considerazioni, i tagli hanno riguardato 37 tribunali su 166, 38 procure su 166 e tutte le 220 sezioni distaccate finora esistenti. A ciò vanno aggiunti i 674 uffici dei Giudici di Pace per i quali era già stata decisa la chiusura.
Reazioni negative. Lo schema di decreto, però, incontra forti resistenze nel mondo dell'Avvocatura. Il Consiglio Nazionale Forense parla apertamente di “operazione illegittima e inopportuna”, compiuta sulla base di scelte arbitrarie e criteri astratti, che non tengono conto delle singole realtà territoriali, omettendo di calcolare i costi che deriveranno dall'accorpamento delle sedi. “Un intervento di tale portata”, osserva il Cnf, “che incide in un servizio essenziale per lo Stato come quello della Giustizia, avrebbe comportato una istruttoria ben più approfondita, verificando i costi standard di ogni sede giudiziaria, il fabbisogno standard e anche l'efficienza delle singole sedi giudiziarie in termini di sopravvenienze/capacità di smaltimento”. |