Dall’Europa arriva il meccanismo unico di gestione della crisi bancaria

La Redazione
07 Gennaio 2014

L'Ecofin ha raggiunto un accordo sul meccanismo di gestione delle crisi bancarie.Nella notte del 18 dicembre 2013 i Ministri delle Finanze dei paesi dell'Unione sono giunti ad un'intesa definita “storica” dal Ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni.

L'Ecofin ha raggiunto un accordo sul meccanismo di gestione delle crisi bancarie.
Nella notte del 18 dicembre 2013 i Ministri delle Finanze dei paesi dell'Unione sono giunti ad un'intesa definita “storica” dal Ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni.
Il contenuto è stato espresso attraverso due documenti: un regolamento ed un trattato intergovernativo, voluto per dare una base legale certa a tale accordo
Sono tre i punti su cui si costruisce il nuovo assetto di gestione della crisi bancaria, pensato con l'obiettivo di evitare la spendita di denaro pubblico per riportare in salvo la banca che si trovi in dissesto. In effetti tra il 2008 e il 2011 per soccorrere gli istituti finanziari gli Stati hanno utilizzato circa 4 miliardi di euro di denaro pubblico.
In primo luogo, verrà istituito un fondo di risoluzione che sarà finanziato dal denaro di privati.
Questo fondo si comporrà, originariamente, di compartimenti nazionali e si prevede che, nel giro di dieci anni a un ritmo del 10 % annuo, le quote degli stati saranno progressivamente messe in comune.
In secondo luogo, vi sarà un Consiglio di risoluzione che provvederà a decidere in merito alla chiusura ovvero alla ristrutturazione dell'istituto in crisi (con l'utilizzo del fondo). Con questa seconda previsione si è voluta realizzare una cessione di sovranità in un settore, qual è quello bancario, che si è sempre posto come l'anello di congiunzione tra politica ed economia. Di tale organo faranno parte le autorità nazionali coinvolte di volta in volta nella specifica crisi; queste dovranno decidere in una sessione esecutiva e le scelte prese dovranno entrare in vigore nelle successive 24 ore, previo parere della Commissione. Qualora il parere espresso dalla Commissione risultasse negativo, la questione passerebbe all'Ecofin che si esprimerà a maggioranza semplice.
Sarà richiesto che il Consiglio di risoluzione si esprima in sessione plenaria (presenti tutte le autorità nazionali) se la ristrutturazione dell'istituto di credito dovesse richiedere il 20 % o più del fondo comune ovvero nel caso in cui l'istituto abbia già usufruito di almeno 5 miliardi di euro nell'anno corrente. Per queste particolari ipotesi si prevede un differente quorum: maggioranza dei due terzi oltre che il benestare dei paesi costituenti almeno il 50 % dei contributi del fondo.
Infine, ma non di minor rilievo, l'intesa prevede un c.d. “paracadute finanziario”. Questo strumento è stato pensato per permettere di ottenere denaro in prestito durante la fase transitoria (prevista, come detto, in dieci anni) necessaria affinché si costituisca ed entri concretamente in funzione il fondo di risoluzione.
La previsione è quella che il meccanismo unico di gestione della crisi entri in funzione da gennaio 2015. Per ora le conclusioni raggiunte dovranno passare al vaglio del Parlamento europeo, il quale dovrà esprimersi entro fine legislatura, ossia aprile 2014.

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