Osservatorio sulla Cassazione – Marzo 2016
08 Aprile 2016
FALLIMENTO Crediti privilegiati – associazioni professionali CASS. CIV. – SEZ. I, 31 MARZO 2016, N. 6285, sent. Nel rispetto dei limiti dell'interpretazione estensiva dell'art. 2751-bis, n. 2, c.c., alla domanda di insinuazione al passivo in via privilegiata presentata da parte dello studio legale associato non spetta il privilegio invocato, salva la prova da parte dell'istante che il credito si riferisce alla prestazione svolta personalmente in via esclusiva o prevalente e sia di pertinenza dello stesso, nonostante la formale richiesta sia pervenuta dall'associazione.
Ammissione al passivo – domanda tardiva CASS. CIV. – SEZ. VI-1, 30 MARZO 2016, N. 6195, ord. Nel caso di insinuazione tardiva al fallimento anche l'amministrazione finanziaria deve rispettare il termine di un anno e ciò indipendentemente dal fatto che i tempi più lunghi per l'emissione del ruolo possano rappresentare una scusa del ritardo
Azione revocatoria – consecuzione tra procedure CASS. CIV. – SEZ. I, 29 MARZO 2016, N. 6045, sent. Il principio della consecuzione tra procedure si sostanzia nella considerazione unitaria della procedura di concordato preventivo alla quale sia succeduta quella di fallimento. Da tale considerazione consegue, con riguardo alla revocatoria fallimentare, la retrodatazione del termine iniziale del periodo sospetto al momento dell'ammissione del debitore alla procedura concordataria.
Limiti fallibilità – inerzia del debitore CASS. CIV. – SEZ. I, 21 MARZO 2016, N. 5516, sent. L'onere della prova del mancato superamento dei limiti di fallibilità di cui all'art. 1, comma 2, l. fall. grava sul debitore non trovando tale principio alcun ostacolo nella natura officiosa del procedimento d'istruzione prefallimentare che impone al tribunale, la quale non impone al giudice un ruolo autonomo nella ricerca delle prove, tanto meno laddove l'imprenditore costituito in giudizio non abbia depositato i bilanci relativi all'ultimo triennio né la dichiarazione dei redditi.
Stato passivo - opposizione CASS. CIV. – SEZ. I, 15 MARZO 2016, N. 5087, sent. Il giudizio di opposizione allo stato passivo del fallimento non è un giudizio di appello, anche se ha natura impugnatoria, ed è pertanto regolamentato dall'art. 99 l. fall., il quale prevede che l'opponente debba indicare specificamente nel ricorso i mezzi di prova di cui intende valersi, ivi compresa la documentazione già prodotta nel corso della verifica del passivo. Ne consegue che, versandosi in un giudizio diverso da quello ordinario di cognizione, per la produzione di documenti a sostegno dell'istanza di ammissione al passivo non trova applicazione il divieto di cui all'art. 345 c.p.c.
Dichiarazione di fallimento - reclamo CASS. CIV. – SEZ. I, 8 MARZO 2016, N. 4529, sent. Ai sensi dell'art. 7, n. 1, l. fall. la doverosità dell'iniziativa del PM per la dichiarazione di fallimento può fondarsi sull'insolvenza risultante sia dalle notizie proprie di un procedimento penale che, alternativamente, dalle condotte autonome indicate dalla congiunzione “ovvero” citata dalla norma.
Scissione – garanzia patrimoniale CASS. CIV. – SEZ. I, 7 MARZO 2016, N. 4455, sent. Ogni società derivante dalla scissione può essere chiamata a rispondere solidalmente del passivo consolidato in sede di procedura fallimentare, rispondendone per intero solo la società cui il debito è trasferito o mantenuto, mentre le altre sono responsabili nei limiti della quota di patrimonio netto di loro spettanza come determinata al momento dell'avvenuta scissione.
Azione revocatoria – res pro pecunia CASS. CIV. – SEZ. I, 4 MARZO 2016, N. 4265, sent. Qualora un debito pecuniario, scaduto ed esigibile, venga estinto dall'obbligato mediante il trasferimento di una res pro pecunia, la conseguente datio in solutum è soggetta ad azione revocatoria fallimentare, in considerazione della non normalità del mezzo di pagamento e indipendentemente dallo strumento negoziale adottato dalle parti per attuare il trasferimento.
CONCORDATO PREVENTIVO Silenzio assenso – disciplina transitoria CASS. CIV. – SEZ. I, 14 MARZO 2016, N. 4977, sent. L'attuale formulazione dell'art. 178, comma 4, l. fall. non trova applicazione con riferimento alle procedure concordatarie le cui domande siano state depositate prima dell'entrata in vigore della L. n. 134/2012, di conversione del D.L. n. 83/2012. Ne consegue che la dichiarazione di fallimento conseguente all'improcedibilità del concordato per mancato raggiungimento delle maggioranze non può essere evitata considerando i voti non espressi come consenzienti.
Commissario giudiziale - compenso CASS. CIV. – SEZ. I, 7 MARZO 2016, N. 4458, sent. Nonostante la nomina a liquidatore del commissario giudiziale possa potenzialmente generare un conflitto di interessi, all'attività di liquidazione compiuta non è possibile negare un compenso ulteriore. L'attività del liquidatore merita infatti un'autonoma remunerazione rispetto ai compiti svolti durante la carica di commissario giudiziale.
REATI CONCORSUALI Bancarotta fraudolenta – concorso dell'amministratore CASS. PEN. - SEZ. 1, 31 MARZO 2016, N. 12399, sent. Il potere/dovere di ogni amministratore di chiedere ed ottenere informazioni, la posizione di garanzia e l'obbligo di intervento del consigliere non operativo postulano, ai fini della responsabilità per l'illecito di cui all'art. 223 l. fall., la rappresentazione dell'evento e la volontaria omissione nell'impedirlo accettandone il rischio.
Bancarotta per distrazione – amministratore di fatto CASS. PEN. – SEZ. V, 21 MARZO 2016 N. 11912, sent. L'amministratore di fatto della società fallita è gravato dall'intera gamma di doveri cui è soggetto l'amministratore di diritto, per cui, nel ricorrere delle condizioni oggettive e soggettive, egli assume la responsabilità penale per tutti i comportamenti addebitabili, tra i quali il mancato rinvenimento, all'atto della dichiarazione di fallimento, di beni o valori societari che costituisce valida presunzione della loro distrazione dolosa e della conseguenza condanna per bancarotta.
Bancarotta fraudolenta – piano di risanamento CASS. PEN. – SEZ. V, 3 MARZO 2016, N. 8926, sent. Le condotte distrattive poste in essere dagli amministratori della società in esecuzione di un piano di risanamento presentato durante la fase prefallimentare, non escludono la configurabilità del reato di bancarotta fraudolenta laddove siano concretamente dirette a privare la società di ogni garanzia per il ceto creditorio. |