Codice Civile art. 1082 - Forma della bocca e dell'edificio derivatore.

Alberto Celeste

Forma della bocca e dell'edificio derivatore.

[I]. Quando, per la derivazione di una data e costante quantità di acqua corrente, è stata determinata la forma della bocca e dell'edificio derivatore, le parti non possono chiederne la modificazione per eccedenza o deficienza d'acqua, salvo che l'eccedenza o la deficienza provenga da variazioni seguite nel canale dispensatore o nel corso delle acque in esso correnti.

[II]. Se la forma non è stata determinata, ma la bocca e l'edificio derivatore sono stati costruiti e posseduti per cinque anni, non è neppure ammesso dopo tale tempo alcun reclamo delle parti per eccedenza o deficienza d'acqua, salvo nel caso di variazione seguita nel canale o nel corso delle acque.

[III]. In mancanza di titolo o di possesso, la forma è determinata dall'autorità giudiziaria.

Inquadramento

Ad ulteriore precisazione sul versante contenutistico, la norma in commento dispone che, qualora, per la derivazione di una data e costante quantità di acqua corrente, sia stata determinata la forma della bocca e dell'edificio derivatore, le parti non possono chiederne la modificazione per eccedenza o deficienza d'acqua, salvo che l'eccedenza o la deficienza provenga da variazioni seguite nel canale dispensatore o nel corso delle acque in esso correnti. Qualora, poi, la forma non è stata determinata, ma la bocca e l'edificio derivatore sono stati costruiti e posseduti per cinque anni, non è neppure ammesso dopo tale tempo alcun reclamo delle parti per eccedenza o deficienza d'acqua, salvo nel caso di variazione seguita nel canale o nel corso delle acque. Si precisa, infine, che, in mancanza di titolo o di possesso, la forma viene determinata dall'autorità giudiziaria. Si tratta, dunque, di una disposizione a carattere eccezionale, in quanto stabilisce la prevalenza di un elemento formale (forma della bocca e dell'edificio derivatore) su di uno sostanziale (flusso dell'acqua); la finalità è quella di evitare conflitti, precludendo l'indagine sulla rispondenza tra scopo prestabilito (quantità d'acqua) e mezzo impiegato (bocca), anche se l'acqua scorre in quantità maggiore o minore.

Ad avviso della dottrina, la norma de qua non si applica: a) se uno degli elementi della bocca di presa non è stato determinato, sicché le parti possono chiedere la modificazione della bocca o dell'edificio derivatore; b) se la deficienza o l'eccedenza dell'acqua sia dovuta a variazioni del corso delle acque o del canale dispensatore. Le possibili variazioni, che influiscono sull'immissione dell'acqua nel sistema di presa, possono riguardare la profondità o la larghezza del canale, l'aumento della massa o della velocità dell'acqua. Per variazione deve intendersi un effettivo mutamento dello status quo ante, non del tutto accidentale o transitorio, ma che presenti un certo carattere di permanenza (Grosso — Deiana, 1855; contra, Branca, in Comm. S.B. 1979, 514). Comunque, in presenza di un'accertata variazione del rapporto di causalità tra la modificazione intervenuta e l'eccedenza o deficienza dell'acqua, la forma della bocca e dell'edificio derivatore va ricostruita in modo che ne derivi la quantità d'acqua originariamente stabilita, anche se in precedenza la bocca ha fornito una quantità diversa.

Bibliografia

Biondi, Le servitù, Milano 1967; Caruso - Spanò, Le servitù prediali, Milano 2013; De Tilla, Servitù prediali, in Enc. dir., XIV, Milano, 2007; Gallucci, Servitù prediali: natura, funzione e contenuto del diritto, in Il Civilista, 2010, n. 3, 79; Grosso - Deiana, Le servitù prediali, Torino, 1963; Musolino, Servitù prediali: l'estinzione per rinunzia, in Riv. not. 2013, 368; Terzago G. - Terzago P., Le servitù prediali - Volontarie - Coattive - Pubbliche - Costituzione - Esercizio - Estinzione - Tutela - Le singole servitù, Milano, 2007; Vitucci, Servitù prediali, in Dig. civ., XVIII, Torino 1998; Zaccheo, La tutela possessoria della servitù, in Giust. civ. 1982, II, 215.

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