In house providing: dalla CGUE precisazioni sul requisito dell’attività prevalente

Redazione Scientifica
09 Dicembre 2016

Nel rispondere alle due questioni pregiudiziali sollevate dal Consiglio di Stato (ord. Sez. V, 20 ottobre 2015, n. 4793) in merito al requisito dell'attività prevalente legittimante l'affidamento in house la CGUE ha affermato che:1) Nell'ambito dell'applicazione della giurisprudenza della Corte in materia di affidamenti diretti degli appalti pubblici detti «in house»...

Nel rispondere alle due questioni pregiudiziali sollevate dal Consiglio di Stato (ord. Sez. V, 20 ottobre 2015, n. 4793) in merito al requisito dell'attività prevalente legittimante l'affidamento in house la CGUE ha affermato che:

1) Nell'ambito dell'applicazione della giurisprudenza della Corte in materia di affidamenti diretti degli appalti pubblici detti «in house», al fine di stabilire se l'ente affidatario svolga l'attività prevalente per l'amministrazione aggiudicatrice, segnatamente per gli enti territoriali che siano suoi soci e che lo controllino, non si deve ricomprendere in tale attività quella imposta a detto ente da un'amministrazione pubblica, non sua socia, a favore di enti territoriali a loro volta non soci di detto ente e che non esercitino su di esso alcun controllo. Tale ultima attività deve essere considerata come un'attività svolta a favore di terzi;

2) Al fine di stabilire se l'ente affidatario svolga l'attività prevalente per gli enti territoriali che siano suoi soci e che esercitino su di esso, congiuntamente, un controllo analogo a quello esercitato sui loro stessi servizi, occorre tener conto di tutte le circostanze del caso di specie, tra le quali, all'occorrenza, l'attività che il medesimo ente affidatario abbia svolto per detti enti territoriali prima che divenisse effettivo tale controllo congiunto.

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