La contestazione dell’esclusione non sempre richiede l’impugnazione dell’aggiudicazione

Massimo Nunziata
03 Novembre 2017

La mancata impugnazione dell'aggiudicazione non comporta automaticamente la sopravvenuta carenza dell'interesse del ricorso avverso l'esclusione.

La pronuncia si segnala per aver affermato un interessante principio in materia di interesse al ricorso avverso il provvedimento di esclusione.

Come noto, l'orientamento pacifico della giurisprudenza impone, a pena di improcedibilità del ricorso avverso l'atto di esclusione dalla procedura di affidamento di contratti pubblici, di estendere l'impugnazione all'aggiudicazione definitiva in favore di terzi medio tempore intervenuta.

La sentenza ha però precisato che tale principio è finalizzato all'ottenimento del tipico bene della vita ritraibile da una procedura di affidamento di un contratto pubblico, che è appunto l'affidamento medesimo (cfr. in tal senso Cons. St., Ad. Plen., 26 luglio 2012, n. 30).

Viceversa, quando l'impugnazione dell'esclusione dalla gara non è dichiaratamente finalizzata ad ottenere l'aggiudicazione della stessa bensì ad evitare le ulteriori conseguenze pregiudizievoli derivanti dal provvedimento impugnato, quali ad esempio l'escussione della cauzione provvisoria o la segnalazione del fatto all'Autorità, deve ritenersi che ad essa sia comunque sotteso un interesse giuridicamente apprezzabile, diretto nello specifico ad ottenere l'eliminazione di un atto fonte di riflessi pregiudizievoli per la propria sfera soggettiva: in questi casi, pertanto, la permanenza dell'interesse non richiede l'espressa contestazione anche del provvedimento conclusivo della gara.

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