Regolamento - 27/11/2003 - n. 2201 art. 6 - Carattere esclusivo della competenza giurisdizionale di cui agli articoli 3, 4 e 5 1

Rosaria Giordano

Carattere esclusivo della competenza giurisdizionale di cui agli articoli 3, 4 e 51

Il coniuge che:

a) risiede abitualmente nel territorio di uno Stato membro o

b) ha la cittadinanza di uno Stato membro o, nel caso del Regno Unito e dell'Irlanda, ha il proprio "domicile" nel territorio di uno di questi Stati membri può essere convenuto in giudizio davanti alle autorità giurisdizionali di un altro Stato membro soltanto in forza degli articoli 3, 4 e 5.

[1] Articolo abrogato dall'articolo 104 del Regolamento del Consiglio del 25 giugno 2019, n. 1111, a decorrere dal 1° agosto 2022, fatto salvo quanto disposto dall'articolo 100, paragrafo 2, del medesimo Reg. 1111/2019.

Inquadramento

I criteri di collegamento della giurisdizione fissati dagli artt. da 3 a 5 hanno natura esclusiva e sono pertanto inderogabili (Baratta, 2002, 460-461; Oberto, 386).

La formulazione della disposizione in esame induce inoltre a ritenere che non sia possibile una proroga convenzionale della giurisdizione, né un'accettazione tacita della stessa.

Tale inderogabilità è affermata in relazione al coniuge convenuto che abbia la cittadinanza ovvero la residenza abituale in uno Stato membro, sicché il Regolamento in esame ed i titoli di giurisdizione posti dallo stesso operano anche in relazione a soggetti che non abbiano la nazionalità di uno Stato dell'Unione Europea (CGUE III, n. 68/2007).

Inderogabilità dei criteri di giurisdizione fissati dal Regolamento

D  I criteri di collegamento della giurisdizione fissati dagli artt. da 3 a 5 hanno natura esclusiva e sono pertanto inderogabili: ne deriva che, ove ricorrano i presupposti applicativi degli stessi, non possono essere utilizzati criteri di giurisdizione diversi (Baratta, 2002, 460-461; Oberto, 386). Infatti il legislatore comunitario, collocandosi dinanzi all'insieme dei territori degli Stati membri come di fronte ad uno spazio giudiziario integrato, ha conseguentemente disciplinato in modo esclusivo la ripartizione della giurisdizione, sostituendo l'attribuzione di giurisdizione operata dai singoli legislatori statali ai rispettivi giudici (Mosconi, 383).

Si anche è osservato che il carattere esclusivo dei criteri di giurisdizione ha nel Regolamento un significato diverso da quello di cui all'art. 16 della Convenzione di Bruxelles che prevede una serie di fori esclusivi, nel senso che per le categorie di cause cui si riferiscono è preclusa la possibilità di invocare altri criteri previsti nell'ambito della stessa Convenzione (Oberto, 387). Diversamente, nel quadro del Regolamento i singoli titoli di giurisdizione da esso previsti sono posti su un piano di alternatività l'uno rispetto all'altro.

La formulazione della disposizione in esame induce inoltre a ritenere che non sia possibile una proroga convenzionale della giurisdizione, né un'accettazione tacita della stessa. Tale disciplina è secondo alcuni coerente con l'indisponibilità che tradizionalmente caratterizza i procedimenti in materia matrimoniale (Baratta, 2004, 165).

Applicazione del Regolamento anche a cittadini di Stati terzi

L'inderogabilità è affermata in relazione al coniuge convenuto che abbia la cittadinanza ovvero la residenza abituale in uno Stato membro, sicché il Regolamento in esame ed i titoli di giurisdizione posti dallo stesso operano anche in relazione a soggetti che non abbiano la nazionalità di uno Stato dell'Unione Europea (Campiglio, 1109; Lupoi, Il regolamento, § 2).

Questa impostazione è stata confermata dalla stessa Corte di Giustizia dell'Unione Europea la quale ha affermato che, in conformità alla previsione in esame, ai sensi di una corretta interpretazione degli art. 6 e 7 del Regolamento (CE) del Consiglio 27 novembre 2003 n. 2201 che abroga il Regolamento (CE) n. 1347/2000, come emendato dal Regolamento (CE) del Consiglio 2 dicembre 2004 n. 2116, rispetto ai Trattati con la Santa Sede, nel corso di una causa di divorzio, qualora un convenuto non abbia la residenza abituale in uno Stato membro e non sia cittadino di uno Stato membro, i giudici di uno Stato membro non possono, per decidere su tale domanda, fondare la loro competenza sul loro diritto nazionale, nell'ipotesi in cui i giudici di un altro Stato membro sono competenti ai sensi dell'art. 3 del detto Regolamento Infatti, dal chiaro dettato dell'art. 7, n. 1, di tale regolamento risulta che solo qualora nessun giudice di uno Stato membro sia competente ai sensi degli artt. 35 del medesimo regolamento la competenza è determinata, in ciascuno Stato membro, dal diritto nazionale. D'altra parte, ai sensi dell'art. 17 del regolamento, l'autorità giurisdizionale di uno Stato membro, investita di una controversia per la quale il medesimo regolamento non prevede la sua competenza, deve dichiarare d'ufficio la propria incompetenza qualora sia competente un'autorità giurisdizionale di un altro Stato membro in forza del regolamento stesso. Tale interpretazione non è rimessa in discussione dall'art. 6 del regolamento, dato che l'applicazione degli artt. 7, n. 1, e 17 dello stesso non dipende dalla qualità del convenuto, ma dalla sola questione se un giudice di uno Stato membro sia competente in forza degli artt. 3 — 5 del regolamento, che è diretto ad istituire norme di conflitto uniformi in materia di divorzio per assicurare una libera circolazione delle persone quanto più ampia possibile. Di conseguenza, il regolamento si applica anche ai cittadini di Stati terzi che hanno vincoli sufficientemente forti con il territorio di uno degli Stati membri in conformità dei criteri di competenza previsti dal detto regolamento, criteri che si fondano sul principio che deve esistere un reale nesso di collegamento tra l'interessato e lo Stato membro che esercita la competenza (CGUE III, n. 68/2007).

Come non si è trascurato di osservare in dottrina, da tale pronuncia si trae la regola generale per la quale i criteri stabiliti dal Regolamento in esame vanno applicati anche nei confronti di convenuti privi di residenza abituale in uno Stato membro all'epoca della proposizione della domanda, qualora i coniugi abbiano avuto la loro ultima residenza abituale comune in uno Stato membro e uno di essi vi risieda ancora o qualora il coniuge attore sia residente abituale in uno Stato membro da almeno 6 o 12 mesi, a seconda della sua nazionalità (Lupoi, Il regolamento, § 2).

Bibliografia

Ancel-Muir Watt, La désunion europénne: le Règlement dit “Bruxelles II”, in Revue critique 2001, 403; Baratta, Scioglimento e invalidità del matrimonio nel diritto internazionale privato, Milano 2004; Baratta, Il regolamento comunitario sulla giurisdizione e sul riconoscimento di decisioni in materia matrimoniale e di potestà dei genitori sui figli, in Giust. civ. 2002, II, 455; Biagioni, Il nuovo regolamento comunitario sulla giurisdizione e sull'efficacia delle decisioni in materia matrimoniale e di responsabilità dei genitori, in Riv. dir. internaz. 2004, 991; Bonomi, Il regolamento comunitario sulla competenza e sul riconoscimento in materia matrimoniale e di potestà dei genitori, inRiv. dir. internaz. 2001, 298; Calò, L'influenza del diritto comunitario sul diritto di famiglia, in Familia, 2005, 509; Campiglio, La residenza abituale dell'attore come titolo di giurisdizione in materia matrimoniale, in base al Reg. CE n. 2201/2003, in Nuova giur. civ. comm. 2010, n. 11, 1109; Carpi-Lupoi (a cura di), Essays on transational and comparative civil procedure, Torino 2001, 105; Conti, Il nuovo regolamento comunitario in materia matrimoniale e di potestà parentale, in Fam. e dir. 2004, 291; Dosi, Le convenzioni internazionali sulla tutela dei minori, in Fam. e dir. 1997, 390; Gademet Tallon, Le Règlement n. 1347/2000 du Conseil du 29 mai 2000: “Compétence, reconnaissance et exécution des décisions en matière matrinomiale et en matière de responsabilité parentale des enfants communs”,in Journ. Dr. int. 2001, 381; Lupoi, Il regolamento n. 2201 del 2003 relativo alla competenza, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e di responsabilità genitoriale, in judicium.it; Lupoi, Conflitti trasnazionali di giurisdizione, 2 tomi, Milano 2002; Martino, La giurisdizione italiana nelle controversie civili transnazionali, Padova 2000; McEleavy, The Comunitarization of Divorce Rules: What Impact for English and Scottish Law?, in Int. Comp. Law Quaterly 2004, 695; Mosconi, Giurisdizione e riconoscimento delle decisioni in materia matrimoniale secondo il regolamento comunitario 29 maggio 2000, in Riv. dir. proc. 2001, 376; Oberto, Il regolamento del Consiglio (Ce) 29 maggio 2000, n. 1347 relativo alla competenza, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e di responsabilità parentale nei confronti dei figli comuni, in Contr. Impr.Europa, 2002, 361; Uccella, La prima pietra per la costruzione di un diritto europeo delle relazioni familiari: il regolamento n. 1347/2000 relativo alla competenza, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e in materia di potestà dei genitori sui figli di entrambi i coniugi, in Giust. civ. 2001, II, 313.

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