Organismi di verifica delle s.r.l.: il CNDCEC evidenzia i ritardi nelle nomine

La Redazione
04 Febbraio 2020

Le s.r.l. sono in ritardo con le nomine degli organismi di verifica. Solo 1 su 4 infatti si è tempestivamente dotata degli organi di controllo, come previsto dal codice della crisi di impresa.

Le s.r.l. sono in ritardo con le nomine degli organismi di verifica. Solo 1 su 4 infatti si è tempestivamente dotata degli organi di controllo, come previsto dal codice della crisi di impresa.

Secondo le stime del CNDCEC, realizzate con il Cerved, delle 104.000 società di capitale obbligate a dotarsi di organi di controllo, cioè sindaci, revisori dei conti o collegi sindacali, secondo quanto previsto dal codice della crisi di impresa, sono circa 3.800 quelle a rischio di segnalazione agli OCRI nel 2020 per aver superato gli indici di allerta relativi al patrimonio netto o ai cinque indicatori settoriali individuati dal CNDCEC.

Dall'analisi, condotta sulla base dei bilanci 2017 o 2018 presenti nel database Cerved, risulta che le società con obbligo di nomina dell'organo di controllo (s.p.a. e s.r.l. che hanno superato per due anni consecutivi i 4 milioni di attivo, oppure i 4 milioni di ricavi, oppure con oltre 20 dipendenti) sono 104.570. Dal mese di agosto 2020 gli organi di controllo dovranno segnalare lo stato di crisi agli OCRI. In base ai bilanci, il numero di società che potrebbero venire segnalate, con patrimonio netto negativo oppure con il superamento di tutti e cinque gli indici, è pari a 3.830, cioè il 3,7% del campione. Guardando a tutte le società di capitali invece risulta un numero maggiori di situazioni critiche che non verranno però segnalate agli OCR in quanto hanno già avviato una procedura concorsuale, una liquidazione o hanno già cessato l'attività.

Con riferimento alle s.r.l. obbligare alla nomina degli organi di controllo, la statistica evidenzia che solo il 27,6% è in regola, con una netta differenza tra Nord e Sud d'Italia. Si va dal 34,8% dell'Emilia Romagna o al 34,7% del Friuli, al 16,4% della Campania e al 14,6% della Puglia.

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