Il Commissario Bruce Lee: Jeet Kune Do Vs CoVid-19

Danilo Galletti
16 Luglio 2020

Il superamento delle conseguenze della attuale emergenza sanitaria sulla crisi delle imprese richiede l'applicazione di un valore sopra ogni altro: la FLESSIBILITA'. Flessibilità è ciò che si deve chiedere e pretendere tanto da parte dell'imprenditore in crisi, che non “può” nemmeno arrendersi, quanto dai suoi advisors; ma analoga applicazione dovrebbe da un lato pretendersi da parte del Legislatore, che invece prosegue nel battere pigramente vecchi sentieri; e dall'altro essere condotta anche da parte degli ausiliari del Giudice e dal Giudice stesso.

Tutti noi siamo avvezzi ad assumere dei ruoli, nella vita come sul lavoro. E tutti assumendo un ruolo sappiamo di dover interpretare anche dei personaggi, indossando così delle maschere.

Persone diverse, assumendo lo stesso ruolo, possono essere indotte ad interpretare differenti personaggi, secondo le proprie attitudini ed inclinazioni.

Così, secondo una tassonomia proposta in realtà da altri, e da me consapevolmente “plagiata”, il ruolo del Commissario Giudiziale viene solitamente “interpretato” facendo riferimento ad alcuni personaggi “archetipici”:

  • il Commissario “Pisolo”, specie purtroppo assai diffusa, che soprattutto nella fase concordataria “con riserva” pensa di doversi attivare soltanto a richiesta, e pigramente deposita pareri e relazioni, in attesa dell'agognato compenso;

  • il Commissario “James Bond”, che considera invece suo dovere andare a ricercare le notizie più imprevedibili ed inconfessabili;

  • il Commissario “U-Boat”, che attende sotto traccia, pronto a lanciare un siluro alla nave-impresa in crisi, non appena essa sembri determinata a varcare i confini del consentito.

Ritengo che l'emergenza pandemica debba portare alla ribalta un nuovo personaggio: il Commissario “Bruce Lee”, esperto tanto di azienda quanto di diritto, ma soprattutto di jeet kune do.

Il Bruce Lee cui mi rifaccio non è solo, e non tanto, un istrionico ed eccezionale atleta esperto di arti marziali orientali, come anche di cinema d'azione; è invece e piuttosto un profondo conoscitore di cultura e di filosofia orientali.

E' il propugnatore della filosofia della “flessibilità”, di cui è metafora la frusta verde in bamboo colla quale viene sconfitto Dan Inosanto, armato di rigidi e durissimi bastoni, nel film postumo ed incompiuto Game of Death.

E' anche il saggio cinese un po' bonario che invita ad essere non già la bottiglia di vetro, trasparente ma rigida e durissima, bensì l'acqua che la riempie; acqua che assume la forma della bottiglia, che diventa la bottiglia stessa, fino a che non assumerà un'altra forma più idonea alla situazione nel frattempo mutata. Be water, my friend!

In che modo il Commissario Bruce Lee potrebbe essere nuovamente utile alla miriade di imprese che si rivolgeranno, forzatamente, al concordato preventivo, a partire dall'autunno, le più ottimiste sperando di risolvere i problemi scaturiti dall'emergenza sanitaria, le più scafate e ciniche solo per prendere tempo, in attesa di non si sa bene cosa?

In realtà il Commissario Bruce Lee esisteva già, non bisogna inventarlo, ma la crisi CoVid-19, come spesso capita per le situazioni critiche che si segnalano per la novità e la gravità delle implicazioni, impone una decisa accelerazione nell'evoluzione di certe prassi.

Il Commissario Bruce Lee può:

  • segnalare eventuali opportunità che potrebbero essere sfuggite agli advisors, i quali sono inevitabilmente assorbiti fra la redazione degli atti della procedura, le interlocuzioni con i creditori ed i potenziali interessati a coadiuvare la ristrutturazione, con il cliente, con gli stessi Organi della procedura;

  • favorire la presa di cognizione, da parte dell'imprenditore, della gravità della situazione, e della necessità di affrontarla con misure radicali, che impatteranno in modo rilevante sulla sfera giuridica sua e della sua famiglia, a dispetto degli alibi mentali che si protraggono, dell'illusione di poter tornare alla tranquillità della vita precedente, dopo un modesto restyling;

  • favorire l'efficacia e l'efficienza dell'interfaccia del debitore con il Giudice, trasmettendo le informazioni essenziali in modo chiaro e trasparente, assumendo la responsabilità di certe valutazioni, essendo “propositivo”, pur nel rispetto della distinzione fra i ruoli; semplificando anche la forma della relazione fra debitore e Giudice, generando “affidamento” per tutti circa il fatto che determinati gentlemen agreements verranno rispettati.

I vantaggi di un approccio informale, nell'ottica dell'interpretazione di tale ruolo attraverso la “maschera” di Bruce Lee, sono evidenti; ma non è semplice seguire un approccio “informale” senza rischiare di svilire il proprio ruolo; lo consentono solo l'esperienza, la sicurezza di sé; e la sicurezza in sé la si acquista appunto con l'esperienza e con la professionalità.

La flessibilità è il sostrato di tutto.

Il Giudice fallimentare è in realtà quasi sempre il soggetto capace della maggiore “flessibilità” che si possa immaginare; ma bisogna che egli sia messo in condizioni di poterla esercitare. Occorre la trasparenza, la correttezza, che consenta al Giudice di esercitare tutta la “flessibilità” di cui è capace.

Senza venir meno al proprio ruolo, ma soltanto “interpretandolo” nel modo più adatto alla situazione.

Il Commissario Bruce Lee può essere fondamentale in questo frangente. Ma spesso non sa nemmeno di esserlo.

Certo Bruce Lee non era solo un esperto di arti marziali, ma era anche questo: di fronte ai comportamenti opachi o scorretti, quando non addirittura illeciti, il jeet kune do deve tornare ad essere forza, energia, per vincere la resistenza di chi non vuol capire.

Ma la flessibilità non è debolezza. Non dimentichiamo che sempre con la frusta verde di bamboo il nostro eroe ha sconfitto Dan Inosanto ed i suoi bastoni minacciosi. Con quella leggerezza e quell'eleganza per cui ricordiamo Bruce Lee.

Anche il Legislatore potrebbe fare molto per dotare l'ordinamento della flessibilità di cui adesso avrebbe più bisogno.

Ma non sembra averne proprio voglia.

Occorrerebbero strumenti giuridici flessibili, affidati a tanti Bruce Lee, interpretati da persone che assumono ruoli anche diversi fra di loro; occorrerebbe fiducia, non solo a parole, ma coi fatti; ed anche forza ed energia, quando occorre.

Occorrerebbero soluzioni giuridiche light touch, strumenti affidati a Giudici ed ausiliari esperti, capaci di foggiarli e di adattarli alle singole situazioni; persone che hanno compreso la lezione di Bruce Lee.

Invece il Legislatore cosa fa? Continua a “stuprare” il concordato preventivo, per forzarlo a svolgere compiti che non appartengono al suo codice genetico.

La vera peculiarità di questo periodo storico è costituita dal fatto che nessun imprenditore è attualmente in grado di pianificare le proprie azioni in modo “strategico”, in una prospettiva “previsionale”, tanto di lungo quanto di breve periodo; piani sono possibili solo nel brevissimo termine, ma allora non si tratta davvero di piani strategici, bensì di semplici “piani di cassa”, come i budget di tesoreria, su base settimanalizzata, che siamo abituati a pretendere nelle ristrutturazioni.

Nessuno infatti può dire con sufficiente approssimazione quali misure reattive l'emergenza sanitaria imporrà nei prossimi mesi, nelle prossime settimane, e quale impatto esse avranno non solo sulla specifica impresa che vuole progettare, ma anche sui suoi partners, sui suoi clienti, sugli stakeholders. Perché le misure emergenziali stesse sono imprevedibili, ed esse poi come è noto agiscono in modo asimmetrico sui singoli settori economici.

La imprevisionalità e la non progettualità fanno però a cazzotti (molto più di Bruce Lee nei suoi film) con il concordato preventivo, anche “in bianco”, ove si assume normalmente che la gran parte delle informazioni sia disponibile, e che le stesse debbano essere solo elaborate in un periodo di tempo definito, ai fini di redigere un piano; obbligo di redigere un piano che sorge subito, sin dall'inizio della procedura, e si declina in obblighi di progredire nella predisposizione del piano ad ogni “tappa”.

Ma forzando il concordato affinché esso si “adatti” ad una situazione ad esso eterogenea, senza renderne davvero “flessibile” la struttura, si corre il serio rischio che il povero “giovine” conosca una totale perdita di identità: di sicuro non riuscirà così a fare ciò che gli si chiede oggi; e col tempo, assai velocemente, diverrà altresì incapace di fare in futuro anche quello che già faceva, più o meno bene.

Dunque la flessibilità sarebbe la soluzione migliore.

Ma questa non sembra la strada intrapresa dal Legislatore.

Flessibili dunque dovranno essere i soliti attori della crisi, protagonisti o non protagonisti.

Gli alibi sono finiti.

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