A quale Tribunale spetta la competenza a conoscere delle azioni preesistenti alla dichiarazione di fallimento dell’imprenditore?
07 Ottobre 2020
La Suprema Corte fornisce chiarimenti in merito all'espressione utilizzata nell'art. 24 l.fall., “azioni che derivano dal fallimento”, con particolare riguardo a quelle che sono collegate a quest'ultimo da mera occasionalità, come quelle inerenti a crediti già esistenti nel patrimonio del fallito.
Questo il contenuto dell'ordinanza della Corte di Cassazione n. 21009/20, depositata il 2 ottobre.
Il caso trae origine dall'avvio di un giudizio di opposizione ai sensi dell'art. 615 c.p.c. dinanzi al Tribunale di Lodi contro una società fallita che aveva intimato all'opponente il pagamento di una certa somma. Il Giudice declinava la propria competenza a favore del Tribunale di Milano, accogliendo l'eccezione dell'opposto in base alla quale l'art. 24 Legge fallimentare prevede la competenza del Tribunale che dispone il fallimento a conoscere tutte le azioni che da esso derivano (nel caso di specie, il Tribunale milanese).
La Corte di Cassazione risolve il conflitto applicando gli artt. 27 e 480 c.p.c., affermando che in base all'orientamento costante della giurisprudenza, per “azioni che derivano dal fallimento” si intendono quelle che trovano fondamento e sono strettamente connesse ad esso e tale connessione non si prospetta qualora il curatore agisca per recuperare crediti già presenti nel patrimonio del fallito prima dell'inizio della procedura concorsuale, non trovando l'azione causa nel fallimento.
Fonte: Diritto e Giustizia |