Osservatorio sulla Cassazione – Novembre 2020
09 Dicembre 2020
Revocatoria fallimentare anche in sede di verifica del passivo Cass. Civ. – Sez. VI – 26 novembre 2020, n. 26870, ord. L'azione revocatoria fallimentare, di cui all'art. 67 l.fall. è utilizzabile anche nell'ambito del procedimento di verifica del passivo fallimentare: lo strumento revocatorio copre l'intera area delle situazioni di inefficacia considerate nella sezione della legge fallimentare dedicata agli atti pregiudizievoli ai creditori, e incontra il limite della proposizione di un'eccezione revocatoria, rimanendo preclusa la possibilità di dispiegare una riconvenzionale revocatoria.
Scioglimento di contratti pendenti e giudizio di meritevolezza Cass. Civ. – Sez. I - 23 novembre 2020, n. 26568, sent. In tema di concordato preventivo, l'autorizzazione alla sospensione o allo scioglimento dal contratto pendente, a norma dell'art. 169-bis l.fall. presuppone che, al momento della presentazione della domanda di concordato preventivo, esso non abbia avuto compiuta esecuzione da entrambe le parti, avuto riguardo alle prestazioni principali del sinallagma contrattuale; ne consegue che l'istituto non è applicabile ai contratti a prestazioni corrispettive in cui una delle parti abbia già compiutamente eseguito la propria prestazione. In tema di concordato preventivo, il giudice, ai fini del giudizio di ammissibilità della domanda di concordato preventivo, è tenuto, in linea con i principi della normativa unionale in tema di ristrutturazione preventiva, a verificare che il debitore, nel formulare un piano che contempli l'autorizzazione allo scioglimento dal contratto pendente, a norma dell'art. 169-bis l.fall., abbia agito conformemente ai principi di correttezza e buona fede nell'esecuzione del contratto, in modo da evitare che ne derivi un ingiusto pregiudizio a carico dell'altro contraente, con conseguente abuso dello strumento concordatario.
Concordato liquidatorio e morte del debitore: la procedura prosegue nei confronti degli eredi Cass. Civ. – Sez. I – 23 novembre 2020, n. 26567, sent. In tema di concordato preventivo avente natura liquidatoria, ove nel corso dell'esecuzione della procedura sopravvenga la morte del debitore concordatario, è applicabile, in via analogica, l'art. 12 l.fall., con la conseguenza che la procedura prosegue nei confronti dei suoi eredi, anche se costoro hanno accettato con beneficio d'inventario ovvero, nel caso previsto dall'art. 528 c.c., nei confronti del curatore dell'eredità giacente.
Il creditore può proseguire nell'azione revocatoria avviata prima del fallimento del debitore Cass. Civ. – Sez. III – 20 novembre 2020, n. 26520, sent. Qualora il curatore del fallimento, che sia subentrato nell'azione revocatoria ordinaria già promossa dal creditore individuale nei confronti del debitore in bonis, ometta di coltivare la domanda, non riproponendola nel giudizio di appello ai sensi dell'art. 346 c.p.c., il creditore individuale che sia rimasto in causa e che abbia, invece, riproposto la richiesta di revocatoria in sede di appello riacquista un interesse concreto ed attuale all'esame della domanda.
Amministrazione e Iva: per ottenere i crediti serve l'insinuazione al passivo Cass. Civ. – Sez. Trib. – 16 novembre 2020, n. 25897, sent. In tema di Iva, la concorsualità della procedura di amministrazione straordinaria, in riferimento ai principi di universalità oggettiva e di universalità soggettiva che la contrassegnano, comporta l'applicabilità, perchè compatibile, dell'art. 74-bis, d.P.R. n. 633/1972, e l'Agenzia, in relazione ai crediti che vanti, anche a titolo di sanzioni derivanti dalla violazione di leggi tributarie commessa in data antecedente alla procedura, deve insinuarsi al passivo della procedura.
Abuso del diritto nel concordato fallimentare Cass. Civ. – Sez. I – 11 novembre 2020, n. 25318, sent. Anche nel concordato fallimentare può ricorrere l'abuso del diritto, quando il fine della procedura, cioè la soluzione anticipata della crisi con tutela dei creditori secondo le modalità approvate dalla maggioranza, ecceda il sacrificio imposto al patrimonio del fallito per la parte non necessaria al soddisfacimento dei creditori: la limitazione dei poteri del giudice, in sede di omologazione del concordato, al controllo di legalità della procedura, con la conseguente esclusione di ogni valutazione in ordine al merito della proposta, non impedisce al tribunale di verificare l'eventuale abuso, per la cui configurabilità non è peraltro sufficiente che la proposta appaia poco conveniente al debitore, anche in relazione alle previste modalità di soddisfazione dei creditori, o che la stima dei beni sia ritenuta da lui inadeguata.
Il fideiussore non è legittimato a chiedere il fallimento del debitore principale Cass. Civ. – Sez. I – 11 novembre 2020, n. 25317, sent. Il fidejussore che, escusso dal creditore garantito, non abbia provveduto al pagamento del debito, non è legittimato, ai sensi dell'art. 6 L. Fall., a proporre l'istanza di fallimento contro il debitore principale per il solo fatto di averlo convenuto in giudizio con l'azione di rilievo ex art. 1953 c.c., atteso che tale azione non lo munisce di un titolo astrattamente idoneo ad attribuirgli la qualità di creditore concorsuale in caso di apertura del fallimento; deve escludersi, per altro verso, che il diritto del fidejussore al regresso (o alla surrogazione nella posizione del creditore principale) possa sorgere, ancorchè in via condizionale, anteriormente all'adempimento dell'obbligazione di garanzia.
Il sequestro preventivo, sopravvenuto al concordato, è opponibile ai creditori Cass. Civ. – Sez. I – 3 novembre 2020, n. 24326, sent. Il carattere obbligatorio e sanzionatorio della confisca, diretta od anche per equivalente, del profitto dei reati tributari, prevista dall'art. 12-bis, comma 1, d.lgs. n. 74/2000, comporta che il sequestro preventivo, ad essa funzionale, benchè sopravvenuto rispetto alla proposizione di una domanda di concordato preventivo, sia opponibile ai creditori, non potendo in contrario invocarsi l'art. 168 l.fall., il quale vieta l'inizio delle azioni cautelari in costanza di procedura, posto che una siffatta inibizione non sussiste per la potestà cautelare che lo Stato esercita, non a tutela del suo credito, bensì nell'interesse pubblico alla repressione dei reati.
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