Lo smart working dell'avvocato ai tempi del COVID-19 tra (rare) gioie e (tanti) dolori
11 Febbraio 2021
Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Sicilia nelle ordinanze n. 824 e 858, depositate il 18 e 21 dicembre 2020, ci offre uno spaccato di vita quotidiana sulle difficoltà che incontrano alcuni legali in regime di smart working. Insomma, un legale ai tempi del Covid-19 deve essere un buon funambolo per destreggiarsi tra i comuni problemi posti dalla pandemia nella vita privata e professionale: deve essere abile a saldare le proprie spese (tasse, stipendi di eventuali collaboratori etc.), ad inseguire i recalcitranti clienti per incassare le parcelle (la crisi è la nuova motivazione per non pagarle), ad uscire indenne dai problemi di connessione che va in down per il sovraccarico di rete, oltre ad improvvisarsi tecnici del pc e manutentori delle apparecchiature per i video collegamenti, esperti in Tetris per non avere altri (familiari, collaboratori, animali e bimbi rumorosi etc.) che invadono i propri spazi vitali mentre si è in call o in video udienza e, di conseguenza, buoni registi delle stesse. In breve, la vita del legale in smart working ai tempi del Covid-19 è veramente dura e talvolta foriera di situazioni kafkiane, come dimostrato dai provvedimenti in esame e da altri attorno alle stesse tematiche. «»
«Avvocato si occupi di manutenere il microfono o la disconnetto!» In entrambi i casi, relativi ai ricorsi, rispettivamente, contro la revoca di una convenzione ad una cooperativa sociale per interdittiva antimafia e contro le sanzioni per l'inquinamento di un sito adibito a discarica ai sensi dell'art. 242 del d.lgs. n. 152/06, la corretta partecipazione all'udienza da remoto era stata inficiata da problemi tecnici dovuti al malfunzionamento di un microfono. Tali problemi di audio (nel secondo caso avevano, da quel che si evince dal provvedimento, impedito di sentire l'ordine del Presidente del Collegio di allontanare terzi estranei all'udienza accidentalmente inquadrati dalla videocamera) erano indipendenti dal sistema informatico della giustizia amministrativa e quindi esclusivamente ascrivibili al difensore della convenuta. Analogamente a quanto sancito per il processo telematico in generale, le «Regole tecnico-operative per l'attuazione del processo amministrativo telematico, nonché per la sperimentazione e la graduale applicazione dei relativi aggiornamenti (ed in particolare l'All. 3, contenente le «Specifiche tecniche per le udienze da remoto», di cui al Decreto 22 maggio 2020 del Segretariato Generale della Giustizia Amministrativa (in G.U.R.I. n. 135 del 27-5-2020)» stabiliscono che «i difensori o le parti che agiscono in proprio garantiscono la corretta funzionalità del dispositivo utilizzato per collegarsi alla videoconferenza» (neretto, nda).
«Fuori tutti da qui quando video lavoro o mi disconnettono!» Come detto lo smart working, oltre ai suddetti problemi, ha portato a nuove forme di co-sharing di tavoli, scrivanie tra i familiari etc. non sempre compatibili con la vita da remoto. Lo sa bene l'avvocatessa del secondo caso che, come detto, oltre al suddetto problema audio, ha avuto un problema d'inquadratura, sì che risultava in udienza anche un terzo estraneo non autorizzato a presenziarvi: seppure la presenza era meramente accidentale, da quel che sembra evincersi dall'ordinanza, l'inottemperanza all'ordine di allontanamento impartito dal Presidente del Collegio, dovuto ai problemi audio, ha comportato la disconnessione del legale.
*fonte: www.dirittoegiustizia.it |