La Cassazione ribadisce: anche in assenza di mobbing, il datore risponde ex art. 2087 c.c. se viola il dovere di tutela della salute e dignità del lavoratore, con obbligo di adottare ogni misura idonea a prevenire danni.

Il lavoratore affetto da una malattia particolarmente grave, che non viene conteggiata nel periodo di comporto, non può limitarsi a informare l’azienda sul proprio stato di salute tramite messaggi frammentari su WhatsApp.

La decisione della Corte Costituzionale, espressa nella sentenza n. 144, ha affrontato la questione di legittimità costituzionale riguardante l’art. 63 del TUPI. In questo contesto, la sentenza tratta il caso di un dipendente pubblico reintegrato dopo un licenziamento...

Con la sentenza n. 1018/2025 del 16 settembre 2025, il Tribunale di Torino, in funzione di giudice del lavoro, ha dichiarato inammissibile un’opposizione a un’ingiunzione di pagamento, condannando la parte ricorrente per lite temeraria ai sensi dell’art. 96, commi...

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24997/2025, ribadisce i criteri per il licenziamento del lavoratore divenuto inidoneo, chiarendo gli obblighi del datore di lavoro sugli accomodamenti ragionevoli e sull’onere della prova.

La Cassazione afferma che, in caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, il rapporto sussiste fino al termine del preavviso (anche se fruito tramite ferie): la domanda di congedo biennale sospende gli effetti del licenziamento se presentata in tale...

La Cassazione accoglie il ricorso dei collaboratori: la Corte d’Appello dovrà verificare se sussistano le condizioni per estendere le tutele del lavoro subordinato ai rapporti di collaborazione, con particolare attenzione al compenso proporzionato e alla disciplina...

La condotta aggressiva del lavoratore ai danni di un collega tenutasi prima dell’inizio dell’orario lavorativo, seppur nel parcheggio aziendale, giustifica il licenziamento?

Le Sezioni Unite della Cassazione si pronunciano sulla restituzione dell’indennità di mobilità da parte dei lavoratori reintegrati, chiarendo i presupposti della legittima erogazione e gli effetti dei contrasti giurisprudenziali.

La Cassazione conferma che in caso di licenziamento di lavoratore disabile, il datore deve provare di aver tentato ogni accomodamento ragionevole per evitarlo. L’onere non si esaurisce nel repêchage ordinario e richiede atti concreti, non semplici allegazioni.